Terre e rocce da scavo: potenzialità, complessità e nuove sfide

terre e rocce da scavo: potenzialità, complessità e nuove sfide

Le Terre e rocce da scavo (TRS) vengono prodotte durante le operazioni di sbancamento e realizzazione di fondazioni, trincee, lavori di consolidamento, trivellazioni, livellamenti di opere in terra, di perforazioni e gallerie in progetti di opere infrastrutturali.

Si tratta di materiali estremamente variabili per volumi, caratteristiche fisiche, geologiche e geotecniche, chimiche e meccaniche e per l’inquadramento normativo nell’ambito del quale dovranno essere gestite.

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In merito ai volumi si va dai cosiddetti micro-cantieri, con volumi inferiori a 600 m3, fino ai grandi cantieri di opere infrastrutturali in grado di produrre, per un singolo progetto, oltre 2 Milioni di m3 di terre e rocce da scavo. Solo pensando al volume di TRS previste dalla realizzazione di grandi infrastrutture ferroviarie nei prossimi anni, quindi solo una parte di quello che in Italia verrà generato nei prossimi 3 o 4 anni, superiamo abbondantemente i 120 Milioni di m3 (dati Italferr, RemTech 2024). Con questo volume di terreno si potrebbe riempire oltre 50.000 piscine olimpioniche e quasi 800 volte il Colosseo. Pensate ai volumi in gioco in Europa o, ancora di più, nel mondo!

In merito alle caratteristiche delle TRS il ventaglio di possibilità è estremamente ampio, e si va dai terreni di riporto, di risulta da scavi superficiali, spesso di scadenti caratteristiche, fino alle rocce di risulta da scavi o perforazioni più profonde di ottime caratteristiche meccaniche. Si va da terreni caratterizzati da forti interazioni con attività antropiche e potenziali contaminazioni a terreni provenienti da diverse centinaia di metri di profondità privi di qualsiasi contaminazione fino a terre e rocce naturalmente contenenti sostanze potenzialmente pericolose come per esempio l’amianto.

Le TRS sono tutte caratterizzate da alcuni elementi comuni, quali:

  • la loro gestione è un elemento rilevante di un progetto dal punto di vista economico, logistico, ambientale;
  • la loro gestione in cantiere in fase di realizzazione dell’opera può avere impatti significativi sull’operatività e sul cronoprogramma delle attività
  • la loro gestione coinvolge un numero di soggetti estremamente ampio, solo per menzionarne qualcuno: il Proponente del PUT, i progettisti, gli enti di controllo territoriali, l’impresa e gli eventuali sub-appaltatori, la società incaricata di gestire il trasporto, i gestori dei siti di deposito temporanei e di destino finali e la lista potrebbe continuare pensando ai laboratori incaricati dei prelievi e delle analisi, al movimento di terre e così via …

A queste considerazioni, è importante aggiungerne altre, riportate di seguito, che aiutano a vedere le Terre e Rocce da Scavo da un punto di vista leggermente diverso.

Le TRS sono infatti materiali naturali non rinnovabili disponibili come visto in grande quantità che potrebbero essere visti, in un ottica di economia circolare, come una risorsa di valore da sfruttare in modo intelligente piuttosto che un rifiuto di cui liberarsi. 

Le TRS sono anche materiali che da secoli l’uomo utilizza proficuamente per tantissimi scopi, tra i quali ad esempio:

  • la realizzazione di interventi di riprofilatura morfologica, di ripascimento dei litorali o altri interventi di difesa costiera, il ripristino di cave abbandonate (oltre 15.000 in Italia);
  • la realizzazione di rilevati stradali, autostradali e ferroviari o di argini e dighe in terra;
  • l’utilizzo come aggregato per malte e calcestruzzi
  • la fabbricazione di manufatti, mattoni e oggetti di uso quotidiano

Naturalmente, nel fare queste considerazioni, non sfuggono le tante implicazioni necessarie a tale sfruttamento, che spesso purtroppo ancora oggi a volte rappresentano un freno all’implementazione di virtuosi processi di riutilizzo. Volendo menzionarne qualcuno, basti pensare a:

  • la complessità degli iter autorizzativi, all’interpretazione di una normativa in continua evoluzione (a breve è attesa l’emanazione del nuovo regolamento che abrogherà il DPR 120/2017), alle disomogeneità di regolamenti attuativi e interpretazioni fornite da diversi e numerosi soggetti coinvolti nell’articolato processo;
  • la complessa situazione amministrativa, logistica e organizzativa (quando non giudiziaria) in cui oggi si trovano diversi siti che potrebbero costituire terminale naturale per il deposito di ingenti volumi di terre e rocce da scavo quali cave abbandonate e/o dismesse o aree sfruttate per attività industriali non ripristinate in modo adeguato;
  • la complessità della previsione e la disomogeneità delle caratteristiche geologico/geotecniche e ambientali delle terre e rocce da scavo e la conseguente difficoltà di prevederne modalità di gestione in fase di progettazione;
  • la complessità della previsione degli effetti sulle terre e rocce da scavo generati dalle differenti tipologie di processi di scavo e delle implicazioni di carattere ambientale connesse;
  • la rilevanza nel processo di attività legate al movimento terre e al trasporto su gomma.

Da anni la comunità scientifica si interroga su come dare un contributo concreto nel facilitare l’adozione di modelli virtuosi di economia circolare superando le criticità menzionate. Con questo obiettivo sono stati sviluppati diversi studi e anche noi di GEEG non abbiamo fatto mancare il nostro contributo in merito a:

  • studi sulla caratterizzazione delle terre e rocce da scavo sia di carattere geotecnico che ambientale (chimico ed ecotossicologico) ed analisi delle potenziali interferenze prodotte dalle attività di scavo, quali ad esempio interazione o presenza residua di tracce di materiali o prodotti, variazione del contenuto d’acqua o variazione granulometrica;
  • studi sugli effetti delle attività di normale pratica industriale, quali separazione granulometrica, stesa al suolo per favorire processi di asciugatura;
  • studi sugli effetti di trattamenti specifici, quali quelli con calce e cemento, utili a facilitarne il riutilizzo e ampliarne le modalità di impiego;
  • studi per analizzare la fattibilità e le implicazioni di specifiche modalità di riutilizzo

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