Tutto il ferro dell’Isola d’Elba

Tutto il ferro dell'Isola d'Elba

Quest’anno, indecisi tra mare o montagna abbiamo scelto…il sottosuolo! 

Eh già, noi siamo andati in vacanza ma la nostra passione per il tunneling no, e nel nostro girovagare estivo  abbiamo deciso di esplorare un posto affascinante: le miniere di Capoliveri sull’Isola d’Elba, precisamente sul Monte Calamita. Non è un nome casuale, perché già in epoca romana quest’isola era conosciuta per le sue vene di minerali ferrosi, che ne facevano una delle principali fonti di approvvigionamento per l’Impero, ben prima che fosse nota tutti per la bellezza del suo mare e delle sue coste. 

Dalle Repubbliche marinare a Napoleone, sono molti quelli che nel corso della storia hanno sfruttato o pensato di sfruttare i giacimenti di ematite, magnetite, limonite e pirite dell’Elba, ma è stata la rivoluzione industriale che ha portato l’attività mineraria al suo picco, lasciando una profonda impronta sul carattere di quest’isola, che mai prima degli anni ’60 si sarebbe potuta associare all’attuale vocazione turistica

Dopo secoli di onorata carriera le miniere sono state chiuse definitivamente nel 1981 e oggi possono essere visitate come parco minerario, parte del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, accompagnati da guide appassionate come l’ex minatore che ci ha portato nella miniera del Ginevro

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Discenderia dal livello 6 mslm al livello -24 mlsm.

Lo sfruttamento del Ginevro iniziò negli anni Trenta con scavi a cielo aperto e gallerie esplorative che permisero di scoprire la sorprendente estensione del giacimento di magnetite più grande d’Europa, e proseguì sia nel cuore della montagna – scavando uno scheletro di 7 km di gallerie in roccia durissima, con martelli ad aria compressa e dinamite, fino a raggiungere 91 m sotto il livello del mare – sia in superficie, dove venne costruito un impianto all’avanguardia per l’estrazione del minerale. Dopo anni di lavori, dal 1970 in poi la miniera fu in grado di portare in superficie circa 100 tonnellate di minerale all’ora, che dopo il lavaggio e la separazione per mezzo di magneti venivano inviate a diversi stabilimenti siderurgici, tra cui Piombino e Taranto.  

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Impianto dismesso

Un deposito molto ricco che non si è mai esaurito perché la miniera è stata chiusa prima, nel 1981 dopo circa 10 anni di attività, a causa della concorrenza delle economie emergenti. I minatori si opposero fortemente e tuttora parlano con amarezza di questa scelta, che li ha privati di un mestiere e di una forte identità

Oggi la richiesta di minerali metalliferi, rari però, come alluminio, litio, silicio metallico, gallio, manganese, titanio metallico, tungsteno, cobalto, nichel, ecc…, è molto cresciuta a causa della transizione energetica e la tecnologia digitale, tanto che il Regolamento EU 1252/2024 Critical Raw Materials Act ha imposto agli stati membri l’avvio di programmi minerari nazionali, che il governo italiano ha affidato all’ISPRA con il DL 84/2024 “Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico”. 

Chissà che il passato minerario non stia per tornare.